Wena, al secolo Valentina Gnesutta, ci accoglie in casa sua con un divertente vestitino rosso che nulla lascia all’immaginazione dei coloratissimi tatuaggi che le vestono le braccia. La sua casa è viva, piena di dischi, microfoni, giradischi d’epoca e altri fighissimi oggetti di modernariato. Sorrisoni, qualcosa da bere e cominciamo anche con lei, una delle nostre curiose chiacchierate.
Era da un po’ che aveva attirato la nostra attenzione. Una giovane guerriera del Soul, un’artista con un talento genuino e una straordinaria voce che più black non si può. Wena, un disco all’attivo – ‘A Part of Me’ (Blood & Soul) – uscito a Dicembre dello scorso anno, e la sua “musica dell’anima », porta con sé il messaggio, la spiritualità, la sofferenza e tutto il patrimonio culturale della Motown Records, della Stax, della scuola di New York, Chicago, Philadelphia. Oggi vogliamo raccontarvi di lei, del suo percorso, tra innovazione stilistica e storia della musica.
Ciao Wena, benvenuta su AWSM Mag.
Raccontaci un po’ come parte il tuo progetto personale e professionale.
Amo dire che il mio percorso parte da una vera e propria esigenza. Esigenza di dover cacciare fuori ciò che avevo dentro e la scelta di intraprendere questa strada è passata attraverso un’analisi per capire chi fossi e cosa davvero volessi. Devo dire che sono stata anche fortunata a incontrare sul mio cammino le persone giuste, che hanno saputo indicarmi come canalizzare le mie capacità, la mia energia e il messaggio che volevo diffondere dal momento che all’inizio era tutto pressoché fuori controllo. Un bisogno che andava espresso ed educato. Ho dovuto prima imparare a mettere ogni cosa al suo posto. Ho cominciato a scrivere molto, a suonare tanto in giro e poi è arrivato il disco.
Come descriveresti una tua performance a chi non ha mai assistito a un tuo live?
Le ambientazioni dei live sono molto diverse da quelle del disco. Cerco di instaurare sempre un rapporto confidenziale e intimo con chi viene a vedere i miei concerti. In realtà a chi viene a vedermi consiglierei di essere aperto a vivere un’esperienza: è come leggere un libro o vedere un film. Il Soul è messaggio, spiritualità, sofferenza e smaschera le tue paure. Sul palco e nei miei dischi mi metto totalmente a nudo. Forse l’unica e ultima difesa, l’ultimo velo che porto, è rappresentato dal fatto che canto in inglese, se cantassi in italiano mi sentirei completamente vulnerabile.
Hai condiviso il palco con personaggi del calibro di Ghemon, Raiz, e Fausto Mesolella. Che cosa porti con te dell’esperienza fatta con ciascuno?
Parto da Fausto Mesolella, uno dei più straordinari chitarristi attualmente in circolazione e che ho il piacere, e l’onore, di conoscere fin da bambina. Lui mi ha insegnato l’umiltà e il rispetto per le persone che lavorano con e per te, e in generale per la musica e gli artisti indipendentemente da quanti like abbiano su Facebook: un artista incredibile.Di Raiz penso che porterò sempre con me la sua componente spirituale: per lui e le sue performance è assolutamente essenziale, stare sul palco assieme è stata un’esperienza straordinaria. Ghemon invece per me è stato un po’ come una scuola, andare in tour con lui è stata un’esperienza pazzesca! Ho imparato le dinamiche di certi meccanismi “mainstream” che non conoscevo, il rispetto dei ruoli. Devo dire che mi ha dato tanto anche dal punto di vista umano: è davvero un bel personaggio a cui sono grata.
Non so se sai che WENA è anche il nome di una stazione radio di Portorico. Qual è il tuo rapporto con questo media che in questi giorni festeggia 90 anni e poi più in generale con i Social Network?
Adoro la radio, un media che amo. Ho avuto modo di fare sia performance radiofoniche, sia di condurre un programma radio qualche anno fa. È bella la “finta intimità” che si crea in studio, mentre pensi che sia solo tua la stai condividendo con migliaia di persone, lasciando il giusto spazio all’immaginazione senza essere invadente. Il discorso dei social invece è più complesso; da un lato trovo fantastico poter essere in contatto così diretto con le persone che mi seguono, recepire i loro feedback dopo un concerto, leggere le bellissime lettere che mi inviano. È davvero emozionante condividere con loro quello che faccio e la mia quotidianità. Dall’altro ritengo sia un’abitudine che, vuoi o non vuoi, condiziona, e il numero di like o visualizzazioni di una pagina rischiano di distogliere l’attenzione di fan e addetti ai lavori dall’artista e da quello che propone.
Ultima cosa prima di salutarci, in sincerità. Conoscevi già AWSM Mag?
Vi conosco! E ovviamente lo consiglio a tutti quelli che mi seguono. Vi faccio i miei complimenti, ne apprezzo molto il taglio e soprattutto lo stile con il quale sono proposti nuovi artisti e nuove idee.
Grazie Wena, è stato un piacere averti tra noi! Ora però basta chiacchiere, cuffie, play, fatevi rapire dal flow…
ph: Anna Abet Foto