Piccolo è meglio.
Abbiamo iniziato ad accorgercene quando cominciò, anni fa con i cellulari la pazza corsa alla riduzione delle dimensioni. Ogni settimana era la settimana di un nuovo cellulare ancora più piccolo. Poi con l’avvento degli smartphone, la cui grandezza dello schermo è insacrifcabile, la competizione si è spostata su un altro campo, quello dello spessore.
Ma se è vero che piccolo è meglio o comunque più sottile è meglio, a dare man forte a questa caratteristica ci sono i materiali. Gli smartphone sono sottili ma sono di materiali super resistenti, incredibilmente prestanti. Questo però ha un costo molto alto.
Sono partiti da questo ragionamento James Cybulski, James Clements e Manu Prakash di Stanford, quando hanno creato il loro Foldscope. Quello che avevano in mente era di applicare la legge della sottilezza e della resistenza ad un microscopio, senza dover rinunciare a qualità o prestazioni.
Quello che c’è di diverso rispetto agli smartphone è che i materiali sono tutt’altro che ultratecnologici, infatti il Foldscope è costruito totalmente in carta e sfrutta una piccola lente super economica che permette di ingrandire fino a 2000 volte, un piccolo led e una piccola batteria per l’alimentazione. Ed è proprio questa sapiente scelta dei materiali ad offrire a chiunque abbia degli spiccioli in tasca un fantastico microscopio ripiegabile con una capacità di ingrandimento pari a quella dei laboratori di analisi.
Sono queste le piccole innovazioni che servono, sono gli stessi inventori a dire di essere arrivati a questo progetto per poter creare una nuova generazione di scienziati, per regalare i mezzi per poter permettere a chiunque abbia bisogno di scoprire nuove malattie. Sono queste le persone e le fantastiche innovazioni che migliorano il mondo in cui viviamo, meglio ancora quando succede in maniera creativa ed efficace.